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A cura di Luciano e Sergio Rossi.

Con un inedito di Mario Rossi, saggi di Giuseppe Bedeschi, Romeo Bufalo, Alberto Olivetti, Luciano e Sergio Rossi, interventi del 1978 di Nikolao Merker, Giuseppe Prestipino, Mario Tronti e una lettera inedita di Franco Fortini.

 

Dalla Premessa

 

È trascorso ormai più d’un secolo dalla nascita di Mario Rossi, ma la data della sua morte, avvenuta 41 anni fa, il 2 agosto del 1978, sembra paradossalmente ancora più lontana, tanto è cambiata, da allora, l’esistenza di ognuno di noi. Certo, il 1978 ha segnato una svolta drammatica e crudele nella percezione della libertà e della democrazia. Eppure, la vita culturale del nostro paese, la capacità di reazione dei singoli cittadini, pur essendo state messe a dura prova, non sembravano ancora del tutto compromesse. Oggi le coscienze appaiono addormentate e assenti. Per esprimere lo sgomento, nulla ci pare più efficace di questi versi, composti da Bertolt Brecht nel periodo del suo esilio danese di Svendborg e pubblicati nel 1939:

 

BEI DER GEBURT EINES SOHNES

(Nach dem Chinesischen des Su Tung-p’o, 1036-1101)

 

Familien, wenn ihnen ein Kind geboren ist

Wünschen es sich intelligent.

Ich, der ich durch Intelligenz

Mein ganzes Leben ruiniert habe

Kann nur hoffen, mein Sohn

Möge sich erweisen als

Unwissend und denkfaul.

Dann wird er ein ruhiges Leben haben

Als Minister im Kabinett[1].

 

ALLA NASCITA DI UN FIGLIO

(dal cinese di Su Tung-p’o, 1036-1101)

 

Quando nasce un bambino, le famiglie

lo vorrebbero intelligente.

Io che per intelligenza

mi sono rovinato l’esistenza

posso solo sperare che mio figlio

riesca a dimostrarsi

ignorante e un po’ pigro di cervello.

Perché allora, al Consiglio dei ministri,

se ne vivrà tranquillo.

 

[1] Bertold Brecht, Poesie, a cura di G. Davico Bonino, Torino, Einaudi, 2014, p. 172.

Funzionalismo storico e Umanismo operativo. Ricordo di Mario Rossi

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