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Una ricostruzione biografica puntuale, grazie a nuove indagini presso gli archivi fiorentini, permette di leggere le rime d’amore del pittore Agnolo di Cosimo, detto il Bronzino, tràdite dal codice Magliabechiano II.IX.10, alla luce di una vicenda affettiva personale reale. 

Redatte tra il 1543 e il 1566, ispirate da una musa in carne ed ossa (che non fu la Battiferri), le rime amorose alludono, tra espedienti retorici, nella scia del più pedissequo petrarchismo rinascimentale, ad una vicenda il cui svolgimento val la pena di seguire, soprattutto perché la loro esegesi permette di chiarire legami, familiari ed artistici, estremamente importanti nella Firenze del tardo Cinquecento.

Doppio tributo ad un sol nome pago

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